Il lavoro a turni solitamente impone ritmi e orari molto differenti da quelli delle altre persone. Per tale ragione il lavoro a turni può trasformarsi in un’esperienza traumatica, caratterizzata da poca produttività al lavoro, poche relazioni interpersonali, l’aumento di cattive abitudini di vita come il fumo, l’abuso di alcool o lo scarso riposo. Inoltre molti studi hanno dimostrato che stravolgere la normale routine quotidiana di un uomo può portare all’insorgere di molteplici disturbi. Per evitare queste spiacevoli situazioni e cercare di rendere il lavoro a turni un’esperienza più tranquilla e meno stressante, possiamo seguire alcuni utili consigli per affrontarlo e integrarlo correttamente nel nostro stile.
Generalmente questa situazione implica per il turnista una serie di cambiamenti dei pattern quotidiani (assunzioni dei pasti, alternarsi delle fasi di attività e riposo), provocando nell’individuo gravi disturbi di vario genere. Anche se per molti può apparire complicato adattare il proprio corpo a determinati turni lavorativi, esistono vari accorgimenti che possiamo seguire per abituarci a tale stile di vita. Mantenere uno schema di sonno costante nel tempo è di fondamentale importanza per il nostro benessere, per tale motivo, quando i turni di lavoro non lo consentono, è importante sostenere ed aiutare il nostro corpo ad accettare tali cambiamenti. Se, ad esempio siamo a conoscenza che è in arrivo un turno notturno, iniziamo a modificare i nostri orari con una settimana di anticipo in modo da abituarci gradualmente al cambiamento. Inoltre ci sarà di enorme aiuto fare dei brevi sonnellini, anche di un’ora, prima di iniziare il nostro turno di lavoro. Questo piccolo accorgimento non soltanto aumenterà la nostra attenzione e prestazioni sul posto di lavoro, ma un buon sonno farà sentire il nostro corpo più riposato e rilassato.
Se ci capita di fare dei turni di notte, per abituarci a dormire di giorno, creiamo delle condizioni adatte a un buon sonno ristoratore. Il primo suggerimento è di coricarci non appena rientriamo a casa (evitando di “tirare” fino a dopo pranzo), in una camera buia e isolata dai rumori esterni. Un individuo ha bisogno normalmente di riposare almeno otto ore per affrontare una faticosa giornata lavorativa. Visto che l’organismo umano è predisposto naturalmente per restare sveglio di giorno, dovremo in un certo senso “ingannare” la nostra mente e farle credere che sia giunta la notte e, quindi, il momento di dormire. Per facilitare il sonno, possiamo usare delle tende scure o molto pesanti sulle finestre, chiudere le persiane o indossare una mascherina da notte.
Un altro consiglio per affrontare un lavoro a turni è fare esercizio fisico. Oltre a giovare alla nostra salute, un’attività fisica quotidiana ci fornirà elevati livelli di energia, avendo un impatto positivo sul tono dell’umore e aiutandoci anche a riposare meglio. Facciamo qualche esercizio aerobico prima di cominciare il turno o durante le pause. Evitiamo di fare attività fisica molto intensa nelle ultime due ore prima di andare a dormire, così da evitare ulteriore stress e conseguente nervosismo o agitazione. Non va dimenticato, inoltre, il ruolo fondamentale dell’alimentazione. Considerando che la maggior parte dei ristoranti e delle mense resta spesso chiuso di notte, è importante mantenere una dieta sana ed equilibrata. Prepariamo i pasti a casa e portiamoceli con noi a lavoro per evitare gli snack o bevande eccitanti delle macchinette automatiche, i fast food e altri tipi di cibi non certo salutari per il nostro organismo.
Non dimenticare mai: Quando stiamo per terminare il nostro turno, specialmente se andiamo letto subito dopo aver finito di lavorare, è opportuno consumare “piccole porzioni di cibo”, magari abolendo i gli alimenti ricchi di grassi. Se possibile prendiamoci brevi pause lungo tutto il turno: magari muovendoci, facendo una camminata o spostarci nella sala ristoro. Evitiamo di guidare per lunghi tragitti dopo una giornata di lavoro particolarmente lunga e faticosa.
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Arrivare ad affrontare un colloquio di lavoro è comunque già il risultato di una prima selezione, operante al livello di visione dei curriculum. Nel colloquio dunque, il datore di lavoro, o chi ne fa le veci, si presta a verificare e a “conoscere meglio” il candidato presente. E’ necessario allora che il candidato stesso riesca a lasciare un’ottima immagine.
Il coraggio è sicuramente uno degli elementi basilari per la buona riuscita di un colloquio, per questo motivo, se non lo hai o ne hai poco, è necessario trovarlo, in un modo o nell’altro. Ad esempio puoi pensare in positivo al fatto che davanti a te troverai una semplice persona che non fa altro che il suo lavoro: esaminare altre persone, con il fine di trovare il candidato ideale. Se ti mettessi nei suoi panni capiresti che non è poi così facile scegliere una persona per un determinato ruolo in poche ore o minuti di conoscenza!
Un secondo elemento che si pone a tuo completo vantaggio è rappresentato dalla semplicità: nell’abbigliamento, nel comportamento e, possibilmente, nella personalità. Dato che ognuno di noi può decidere di indossare una “maschera” in ogni momento della sua vita, nel caso del colloquio di lavoro, ti consiglio proprio questa “maschera”. Cerca di non mostrare eccessiva ricercatezza sia nell’aspetto esteriore che in quello interiore, ma mostra solo ciò di cui davvero ritieni di essere capace, coronando il tutto proprio con la semplicità di espressione della tua personalità.
Ultimo elemento di rilievo è rappresentato dalla conoscenza. Dovrai informarti su ciò che davvero l’azienda o comunque il datore di lavoro cerca nel suo candidato ideale e, dopo aver preso coscienza di ciò che senti di poter fare o meno, puoi mostrarlo, parlandone con disinvoltura, proprio nella fase del colloquio.
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ll mondo del lavoro sta diventando sempre più complesso e articolato. Se fino a pochi decenni fa era possibile inserirsi in un contesto lavorativo subito dopo la scuola dell’obbligo o dopo il diploma, oggi vengono ricercate figure professionali sempre più specializzate, al punto che nemmeno la laurea può essere considerata un punto di arrivo. Inoltre, la grave crisi economica che sta travolgendo i mercati occidentali da qualche anno a questa parte ha avuto gravi ripercussioni anche in questo ambito, dato che molte aziende hanno chiuso i battenti o si sono trovate a dover porre i dipendenti in cassa integrazione per poter ridurre le spese.
Farsi strada nell’universo del lavoro, quindi, è sempre più complesso e articolato. Chi pensava, dopo aver conseguito la laurea, di poter trovare agevolmente un impiego si è dovuto ben presto ricredere. Oggi giorno le aziende scelgono sempre più frequentemente di inserire nel loro organico le figure degli stagisti. Si tratta di persone che hanno da poco conseguito il titolo di studio che, al fine di apprendere sul campo il mestiere, prestano il proprio servizio per un periodo determinato di tempo a titolo gratuito. Ovviamente l’ azienda non è vincolata ad assumere lo stagista, anche se si tratta di una possibilità da non escludere.
Come affrontare, dunque, un periodo di lavoro non retribuito nel modo migliore, facendo in modo di assimilare più nozioni possibile? Innanzitutto occorre non entrare nell’ottica disfattista di chi si lamenta pensando di lavorare gratis e nulla più. Interpretare questa esperienza come un momento formativo in cui si cerca di mettere in pratica ciò che si ha studiato è il modo di iniziare nel migliore dei modi lo stage. Essere sempre professionali, rispettare gli orari, i ruoli e le mansioni sono princìpi fondamentali che devono appartenere a chiunque si affacci sul mondo del lavoro e condizioni determinanti affichè si possano avere buoni rapporti con colleghi e superiori. Una volta entrati in azienda cerchiamo di mostrarci sempre disponibili e ben disposti verso i colleghi. Ricordiamo sempre che siamo noi a dover apprendere da loro, quindi andare d’accordo con tutti ci permetterà di costruire un rapporto amicale e che potrà apportare nuovi sbocchi alle nostre competenze.
Un’altra cosa da tenere sempre a mente è che, in quanto stagisti, siamo lì per imparare Se ci sono aspetti poco chiari o procedure di cui ignoravamo l’esistenza non poniamoci problemi nel fare domande e chiedere indicazioni, ciò accrescerà le nostre competenze. Appuntiamo sempre ciò che di nuovo impariamo e la sera ripassiamo quanto abbiamo scritto, in modo da poterlo assimilare al meglio Mano a mano che la nostra esperienza sul campo si arricchirà saremo in grado di mettere in evidenza le nostre qualità e i nostri pregi, cosa che potrà farci ben volere da superiori e responsabili Quotidianamente diamo segno di aver appreso qualche cosa in più e mostriamo disponibilità e impegno, anche qualora ci venisse richiesto di trattenerci oltre l’orario lavorativo (senza che i superiori se ne approfittino) Se lasceremo un buon segno di noi e del nostro lavoro è probabile che l’azienda, nel momento in cui sarà alla ricerca di nuovo personale, vada a cercare tra le figure che hanno già avuto esperienza sul campo, prime tra tutte quelle degli ex stagisti.
Uno stage lavorativo è oggi il modo migliore per affacciarsi sul mondo del lavoro e sviluppare esperienze concrete. Dedicare un periodo predeterminato ad acquisire nozioni sul campo, anche se non retribuiti, può essere la chiave di volta per trovare un impiego in un universo sempre più complesso e articolato come quello del lavoro.
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L’amministratore di condominio può assumere sia la veste di esercente arte o professione sia la veste di società di persone, Snc o Sas, o di società di capitali. Dalla forma giuridica scelta dipende l’applicazione di un diverso regime di tassazione.
Se l’amministratore di condominio opera in forma individuale, diviene soggetto passivo d’imposta sia ai fini Irpef che ai fini Iva. Ai fini Irpef, il reddito dell’amministratore è soggetto alla tassazione mediante l’applicazione delle aliquote stabilite dall’art. 11 del Testo Unico delle imposte sui redditi, Dpr 917/1986, rubricato Determinazione dell’imposta. Nello specifico, la norma prevede i seguenti scaglioni di reddito e aliquote
fino a 15.000 euro, 23%;
oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27%;
oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38%;
oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro, 41%;
oltre 75.000 euro, 43%.
Nell’erogare il compenso, il condominio deve effettuare una ritenuta a titolo d’acconto nella misura del 20%. Tale ritenuta va recuperata dall’amministratore in sede di dichiarazione dei redditi, ossia in sede di conguaglio. Così l’amministratore di condominio avrà diritto a portare in deduzione eventuali oneri sostenuti e detrarre eventuali spese sostenute.
L’amministratore è tenuto ancora a corrispondere l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), nella misura del 3,9%, se vi è autonoma organizzazione.
Per quel che riguarda i contributi previdenziali l’amministratore di condominio, che assume la veste di esercente arte o professione, non potendo far riferimento ad alcuna cassa previdenziale privata, deve iscriversi alla Gestione separata Inps.
Come detto in apertura, l’amministratore di condominio può svolgere la propria attività anche in forma collettiva, ossia sia sotto forma di società di persone o sotto forma di società di capitali. Nel caso di società in nome collettivo o in accomandita semplice, è il singolo socio ad essere soggetto passivo d’imposta. In tale fattispecie è in vigore, infatti, il regime “per trasparenza”, secondo il quale la tassazione Irpef pesa in capo al socio e non alla società. Ragion per cui è il singolo socio a dover pagare l’imposta sulla quota parte del reddito a lui attribuibile. La società, al contrario, non è tenuta ad alcun pagamento.
In caso di esercizio dell’attività di amministratore in forma collettiva, non è dovuta alcuna ritenuta d’acconto.
L’imposta regionale sulle attività produttive, invece, è sempre dovuta dalla società nella misura del 3,9%.
Per quanto riguarda il lato previdenziale, trattandosi di attività che può essere assimilata a quella commerciale e di servizi, i soci della società di persone – a esclusione del socio accomandante, nell’ambito delle società in accomandita semplice, che non è tenuto ad iscriversi all’Inps – sono tenuti a iscriversi alla Gestione Inps commercianti che prevede il pagamento di contributi previdenziali fissi e, qualora il reddito superi la soglia minima fissata dall’Inps stesso, un’altra parte di contributi nella percentuale del 23,55%.
Nel caso in cui l’amministratore di condominio sia una società di capitali, quest’ultima è soggetta all’imposta sul reddito delle società (Ires) e all’Irap. L’imposta, in questo caso, è dovuta dal soggetto collettivo. In caso di distribuzione dell’utile ai soci persone fisiche, al netto dell’imposta, questi ultimi devono versare l’Irpef; nel caso di socio qualificato, ossia con partecipazione superiore al 20%, l’imposta è commisurata al 49,72% dell’utile stesso, mentre nel caso di partecipazione non qualificata è dovuta l’imposta sostitutiva del 26% sull’intero dividendo.
Con riferimento agli aspetti previdenziali, i soci delle Srl devono versare il contributo Inps, come avviene per i soci delle società di persone, qualora l’attività svolta dalla società di capitali rappresenti quella principale per il socio stesso. Le modalità di versamento sono uguali a quelle previste per le società di persone.
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La nuova banconota da 5 euro è stata immessa sul mercato lo scorso 2 maggio 2013 per sostituirne quella precedente poiché facilmente falsificabile dagli esperti del settore. Non tutti però hanno un rilevatore di banconote false. In virtù di questo problema ancora da risolvere, quindi, sarà opportuno affidarsi al riconoscimento manuale per non essere truffati anche se, assicurano gli esperti, questa banconota è difficilmente falsificabile ma, fidarsi è bene e non fidarsi è ancora meglio, quindi è sempre opportuno controllare ed essere vigili. Inoltre, nei prossimi anni, sempre per motivi di sicurezza, saranno sostituite gradualmente onde evitare truffe.
La nuova banconota si presenta in maniera molto generica facendo riferimento alla stessa linea di quella precedente, i colori ed i temi scelti sono grosso modo gli stessi ma la novità consta nell’inserimento di nuovi tratti difficilmente riproducibili col fai da te al di fuori della produzione della zecca della Banca d’Italia. I vecchi tagli resteranno in commercio e saranno validi ancora anche se sono già stati iniziati ad essere ritirati finché non saranno dichiarati fuori commercio ufficialmente.
Il primo elemento che la contraddistingue è la cifra numero cinque 5 scritta in verde smeraldo con un inchiostro speciale che cambia colore, trasformandosi in blu con un effetto verticale in base alla luce. Anche la filigrana utilizzata è interamente modificata così da renderla già riconoscibile immediatamente al tatto poiché risulta molto più pesante.
Nuove misure di sicurezza sono rappresentate anche dall’introduzione di trattini in rilievo posti lateralmente su entrambi i margini, sia quello destro che quello sinistro, che rendono il riconoscimento dell’autenticità palese, sensibilissimo al tatto anche, ad esempio, per gli anziani o per chi presenti problemi di vista. 4Anche l’ologramma laterale ha subito delle modifiche, riportando sia il valore della banconota stessa, sia il ritratto di Europa, la figura della mitologia greca da cui la nuova serie prende il nome, che viene riprodotta anche nella filigrana stessa. Quindi, molto più visibili se controluce, per essere certi dovranno apparire questi due elementi sul pezzo da 5 euro.
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