Il magazzino è una delle voci caratteristiche della maggior parte delle imprese. Al suo interno sono contenute le rimanenze che variano da un esercizio all’altro. La variazione delle rimanenze è contenuta all’interno del conto Economico e ci permette, avendo a disposizione lo Stato Patrimoniale dell’anno precedente, di determinare le rimanenze finali, vediamo come fare.
Lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico sono due principali documenti contabili che costituiscono il Bilancio di Esercizio di un’impresa. All’interno del primo di questi due documenti troviamo le grandezze stock in capo alla società al termine dell’esercizio (debiti, crediti, immobilizzazioni ecc). Mentre nel secondo troviamo quei flussi che hanno riguardato l’intero anno (quindi i costi, i ricavi ecc).
Una importante voce presente all’interno dello Stato Patrimoniale è la voce Rimanenze finali, che indica il magazzino di fine periodo. Sempre all’interno del documento troviamo anche le rimanenze iniziali dell’anno che corrispondono, ovviamente, alle finali dell’anno precedente. All’interno del Conto Economico troviamo invece la variazione di magazzino avvenuta nel corso dell’esercizio di competenza.
Da quanto detto è intuitivo che il valore delle rimanenze dell’anno sarà pari a quello delle rimanenze iniziali più la variazione delle rimanenze da Conto economico (questa può ovviamente avere segno sia positivo che negativo). Per esempio se un’impresa avesse rimanenze finali 2019 pari a € 100 (pari alle rimanenze iniziali 2020) e variazioni 2020 pari a -20€. Le rimanenze finali 2020 sarebbero pari a 100€ – 20€ ovvero ad € 80.
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In questa guida mi sono proposta di realizzare il servizio dedicato al credito al consumo. Molto spesso sentiamo parlare di termini non avendo bene a mente di che si tratta. Sono così partita dalle basi, dalla definizione stessa del termine, fino ad arrivare al concetto di assicurazioni relativo al credito stesso.
Nozioni sul credito al consumo
Il Codice Civile definisce in questo modo il credito al consumo: “Per credito al consumo si intende la concessione, nell’esercizio di un’attività commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta (consumatore)”.
In sostanza, quando si acquista un bene o un servizio grazie ad un finanziamento, succede che il consumatore stabilisce con una banca o con una società finanziaria una dilazione di pagamento volta all’acquisto di un bene o servizio e in seguito pagherà a rate a chi ha permesso il finanziamento, cioè al finanziatore. In questo caso, la banca o eventualmente la società finanziaria pagherà l’intero importo al venditore il quale consegnerà il bene o servizio al consumatore. Questo tipo di finanziamento prende appunto il nome di CREDITO AL CONSUMO.
Si vengono così a creare tre tipi di rapporti:
quello tra il consumatore e la banca o società finanziaria;
quello tra il consumatore e il commerciante;
quello tra la banca o società finanziaria e il commerciante indicato come beneficiario del finanziamento.
Il credito al consumo può essere concesso dalle banche e dagli intermediari finanziari iscritti all’albo presso l’Ufficio Italiano dei Cambi. Questi erogano l’importo di denaro al consumatore dove si è acquistato il bene o il servizio oggetto del prestito.
Il consumatore è tutelato da una serie di norme che garantiscono un’informazione contrattuale completa e chiara. Le principali sono
-Legge 154/92 “Trasparenza”
–Legge 142/92 “Credito al consumo”
-Decreto legislativo 385/93 “Legge bancaria”
-Legge 52/96 “Clausole vessatorie”
-Legge 108/96 “Usura”
-Legge 675/96 “Privacy”
Le operazioni di credito al consumo prevedono una serie di passaggi per quanto riguarda le informazioni tra gli istituti finanziari e le banche dati che prendono il nome di “Sistemi di informazioni creditizie” (SIC). Queste raccolgono e nello stesso tempo conservano tutte le informazioni.
L’informazione e la pubblicita’
Per quanto riguarda le varie operazioni di finanziamento il consumatore deve essere informato sulle condizioni proposte. Le banche e le società finanziarie devono indicare i tassi di interesse applicati nonché i prezzi e tutte le operazioni relative ai servizi che vengono offerti. Queste informazioni si trovano in due documenti: gli avvisi sintetici che vengono affissi sulle pareti presso i locali aperti al pubblico delle banche e società finanziarie e i fogli informativi analitici, che sono a disposizione del cliente qualora vogliono portarli via.
I documenti pubblicitari sulle operazioni di credito al consumo devono riportare per obbligo l’indicazione del TAEG e il periodo di validità.
Il TAEG, che sta per Tasso Annuo Effettivo Globale, è definito dal codice civile come “il costo totale del credito a carico del consumatore espresso in percentuale annua del credito concesso. Comprende gli interessi e tutti gli oneri da sostenere per utilizzare il credito”. Non confondere il TAEG con il TAN che invece corrisponde al tasso annuo nominale.
Il contratto del credito al consumo
Dopo che abbiamo ottenuto tutte le informazioni relative al finanziamento si arriva alla sottoscrizione del contratto. Il contratto viene redatto per iscritto e una copia viene consegnata al cliente. Può essere sottoscritto:
-presso lo sportello della banca o della finanziaria a cui ci si rivolge;
-presso il punto di vendita dei beni/servizi a cui è interessato il consumatore per l’acquisto.
I contratti di credito al consumo devono indicare diversi elementi che sono:
-il nome della banca o della società finanziaria che permette l’erogazione del finanziamento;
-l’ammontare del finanziamento e le varie modalità di erogazione;
-il numero, gli importi e la scadenza delle singole rate;
-il TAEG e le condizioni attraverso cui può essere modificato;
-l’importo e la causale degli oneri che sono esclusi dal calcolo del TAEG;
-le eventuali garanzie che vengono richieste;
-le eventuali coperture assicurative richieste al consumatore e non incluse nel calcolo del TAEG.
Nel momento in cui il contratto di credito al consumo non venisse stipulato per iscritto si può considerare nullo.
I documenti richiesti al cliente per l’erogazione del finanziamento sono la carta d’identità e il codice fiscale. Per la pratica del finanziamento, oltre questi documenti, sono richiesti quelli riguardanti il reddito percepito dal cliente.
Dopo avere ottenuto il finanziamento, il consumatore dovrà rimborsare alla banca o alla società finanziaria gli importi delle rate alle varie scadenze e secondo le modalità che si sono stabilite nel contratto (ad esempio, tramite bollettini postali). Se durante il contratto capita che il consumatore abbia modificato i suoi dati personali (ad esempio l’indirizzo di residenza) è necessario che lo comunichi nel più breve tempo possibile al finanziatore in modo da evitare successivi disguidi.
Risulta essere fondamentale prestare molta attenzione alle date di scadenza delle varie rate indicate nel contratto ed essere puntuali al pagamento delle stesse poiché la banca o le società finanziarie non comunicano ulteriori avvisi.
Nel caso in cui ci sia un ritardo o un mancato pagamento di una o più rate si possono verificare delle conseguenze in quanto gli interessi dovuti saranno maggiori poiché sarà applicata una mora e inoltre è possibile essere segnalati agli enti che tutelano il credito come “cattivi pagatori”.
Se per una qualsiasi ragione si hanno problemi al pagamento di una rata, e quindi non vengono rispettati i tempi di rimborso, è importante contattare al più presto la banca o la società finanziaria. In questo modo si troverà una soluzione al problema.
Le forme di credito al consumo
Le forme di credito al consumo possono essere di tre tipi:
-finanziamento finalizzato
-finanziamento personale
-apertura di linea di credito
Il FINANZIAMENTO FINALIZZATO è un tipo di finanziamento volto all’acquisto di beni e servizi tramite l’erogazione della somma direttamente al venditore degli stessi beni o servizi. Il cliente che ad esempio vuole acquistare un televisore si reca presso un negoziante che sia convenzionato con una società finanziaria X e, al posto di pagare in contanti nel momento in cui acquista il bene, richiede un finanziamento. In questo modo potrà pagare a rate il prezzo di quel determinato bene. Se viene accettata la richiesta di finanziamento, il negoziante riceverà dalla società finanziaria X la somma complessiva dell’acquisto e il consumatore rimborserà come detto, tramite rate, il prezzo del bene comprensivo di interessi ed eventuali spese.
Il FINANZIAMENTO PERSONALE è una forma di finanziamento direttamente al consumatore, cioè non è collegato direttamente all’acquisto di un determinato bene o servizio. In questo caso il contratto di credito viene concluso direttamente tra il finanziatore e il consumatore. Quindi l’erogazione dell’importo richiesto avviene direttamente nelle mani del consumatore e non ad un terzo soggetto.
Infine si ha l’APERTURA DI LINEA DI CREDITO che riguarda una riserva di denaro a disposizione del cliente che la richiede. Il cliente che usufruisce di questa somma di denaro dovrà restituirla nei termini e secondo le condizioni previste. Può essere appoggiata da una carta di credito. Che cosa succede quindi?
Che si può avere un credito chiamato “revolving” o “rotativo” e ogni volta che si effettua una somma di denaro diminuisce la riserva iniziale che verrà poi ricostituita ogni mese con un rimborso. Oppure si può avere la carta di credito “revolving” che dà accesso a una somma di denaro sotto forma di linea di credito. Il titolare della carta può utilizzare questa linea di credito per effettuare degli acquisti di beni o servizi negli esercizi commerciali che appartengono alla carta come Visa, MasterCard, ecc…A poco a poco che si provvede a rimborsare il capitale e gli interessi, si alimenta di nuovo il conto e in seguito si potranno effettuare nuovi impieghi.
I sistemi di informazioni creditizie (sic)
I sistemi di informazioni creditizie (SIC) sono banche dati che raccolgono le informazioni sull’accesso al credito dei cittadini. In sostanza, le informazioni sui finanziamenti che vengono erogati dalle banche e dalle società finanziarie sono presenti nei SIC. Queste informazioni vengono periodicamente aggiornate e riportano anche le regolarità dei pagamenti delle rate, gli eventuali ritardi, l’estinzione del debito, ecc…
Le banche e le società finanziarie, ogni volta che entrano in contatto con una richiesta di apertura di credito o di un conto corrente o di un finanziamento, consultano le SIC.
In questo modo si può conoscere il percorso creditizio del cliente che si è rivolto a loro. In base alle disponibilità finanziarie che sono iscritte nelle SIC gli istituti finanziari possono o meno concedere il finanziamento. Per avere un quadro definitivo della situazione finanziaria del cliente gli istituti finanziari hanno la possibilità di consultare anche, oltre ai SIC, gli elenchi dei registri dei tribunali, dei catasti, ecc…
I SIC contengono, oltre ai dati anagrafici di colui che ha richiesto il credito, le informazioni sui rapporti di credito che interessano la persona. Nel caso in cui succede un ritardo di pagamento delle rate, i SIC registrano subito l’informazione anche se questa non viene resa subito pubblica.
Nel momento in cui un cliente richiede un finanziamento la banca o la società finanziaria provvede a consegnargli un modulo in cui vengono elencati i dati da comunicare ai SIC. Nel momento in cui lo desidera opportuno, il consumatore potrà accedere, poiché ha diritto ai dati che lo interessano. Deve rivolgersi all’istituto finanziario oppure ai SIC. I recapiti sono indicati nell’Informativa stessa.
I SIC svolgono una funzione fondamentale anche per il consumatore poiché le informazioni consentono agli istituti finanziari di erogare il finanziamento nel più breve tempo possibile e a buone condizioni economiche per chi risulta essere un “buon pagatore”.
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Con la crisi finanziaria degli ultimi anni molti acquirenti si affidano a forme di pagamento rateali, anche acquistando beni di valore al di sotto di euro 500.00. La forma piu’ diffusa e richiesta è il finanziamento a tasso 0. Dal nome si evince che si tratta di un finanziamento senza spese, ma purtroppo non è sempre cosi’. Ogni finanziamento ha infatti i suoi costi, e quelli specifici del tasso 0 cercheremo di evidenziarli in questa guida ma attenzione il fatto che questa tipologia di finanziamento abbia comunque dei costi oltre a quelli del bene acquistato non significa che non sia una forma di finanziamento conveniente;indubbiamente rispetto ad altri finanziamenti vi sono alcuni costi in meno, ma ci sono, seppur nascosti.
Il primo consiglio che diamo per valutare la convenienza di un prestito è quello di paragonare il costo del bene qualora dovessimo pagarlo in contanti oppure ratealmente a 12, 18, 24 o 36 rate o qualsiasi rateizzazione sia possibile. Ammettiamo quindi per esempio di voler acquistare un frigorifero a Euro 999.00 con un finanziamento in 24 rate. In molti si fanno il calcolo pensando ad una divisione, quindi 999/24= 41.63 ogni mese. Bene. Puo’ essere. Ma generalmente, a questi 41.63 mensili si aggiungono questi costi.
SPESA DI ISTRUTTORIA PRATICA. Questa spesa non è altro che il costo che si prende l’istituto che eroga il finanziamento come pagamento per l’avvio della pratica. Il costo della spesa di istruttoria varia in base a molti criteri: è infatti possibile pagarla una tantum maggiorandola sulla prima rata del finanziamento oppure dividerla per tutte le rate. La spesa di istruttoria pratica puo’ avere costi compresi tra Euro 25.00 ed addirittura Euro 200.00, infatti puo’ arrivare a costare anche il 5% di un bene.Qualora dovessimo applicare il tasso del 5% sul nostro frigorifero da Euro 999.00, la spesa comporterebbe Euro 49.95. Adesso passiamo al TAN e TAEG. Generalmente infatti quando parlano del tasso 0, si riferiscono solo al TAN, ovvero il tasso annuo nominale. Quindi un finanziamento puo’ avere un TAN del 0%, come correttamente pubblicizzato, ma un TAEG (Tasso annuo effettivo globale) del 10%. Il TAEG rispetto al TAN è un tasso che include tutti gli oneri compresi nel finanziamento, quindi dalle spese di istruttoria alle spese di incasso rata e molte altre voci.
Alcune procedure di finanziamento non menzionano il TAEG, ma riportano le spese singolarmente, come per esempio: Spesa di Istruttoria pari a Euro 49.95, spese di incasso rata (mensile) Euro 1.95, spese di invio estratto conto mensile Euro 2.00, spese di resoconto annuale Euro 5.00. Piano piano quindi si arriva a pagare una somma molto elevata, senza che questa venga messa nel conto al momento della sottoscrizione del contratto. E’ quindi bene leggere attentamente cio’ che si và a firmare e farsi spiegare ogni voce del finanziamento per filo e per segno.
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Parlare di mutui e di piani di ammortamento significa usare tutta una serie di vocaboli che risultano molto spesso difficili da comprendere, ma che stanno sempre più entrando nelle nostre case. Il mutuo è il finanziamento che viene concesso per l’acquisto o la ristrutturazione di un immobile, rappresentato spesso dall’abitazione principale.
Cerchiamo però di chiarire due concetti base. Il mutuo può essere a rata costante, a rata crescente o a rata decrescente. L’ammortamento è, in parole molto semplici, il piano con il quale viene restituito, attraverso il pagamento periodico di rate, un debito. L’ammortamento si presenta sotto forma di prospetto, nel quale possiamo vedere per ogni periodo di rimborso l’importo della rata da pagare, il debito estinto e di conseguenza il capitale residuo.
Un mutuo può avere diversi tipi di ammortamento. Esistono infatti piani di ammortamento denominati all’italiana, all’americana, alla tedesca e alla francese. Il piano di ammortamento più usato dalle banche è proprio quest’ultimo, ovvero il piano di ammortamento alla francese, la particolarità di quest’ultimo sta nelle rate costanti e gli interessi vengono calcolati sul capitale residuo. Il piano di ammortamento sarà costruito calcolando per ogni periodo la quota di interessi, data dal capitale residuo del periodo precedente moltiplicato per il tasso di interesse rapportato al periodo, la quota capitale che altro non è se non la rata costante alla quale viene sottratta la quota interessi e infine il capitale residuo dato dal capitale residuo del periodo precedente meno la quota capitale
Il piano di ammortamento che avremo, sarà quindi caratterizzato da quote di interessi decrescenti in quanto il capitale residuo sul quale vengono calcolate decresce. le quote capitali, invece, saranno crescenti poiché vengono calcolate togliendo alla nostra rate costante una quota interessi che via via diminuisce.
Tutto sommato non è un piano complicato in quanto se vogliamo calcolare il capitale che abbiamo chiesto in prestito alla banca inizialmente non dovremo far altro che fare la somma di tutte le quote capitali, mentre se vogliamo conoscere gli interessi basterà sommare tutte le quote interessi.
Come tutti i diversi tipi di ammortamento anche quello alla francese ha dei pro e dei contro.
Per esempio, inizialmente peseranno di più i tassi di interesse, ma questo andrà a diminuire con l’avanzare del tempo. Corrispondendo quindi la maggioranza degli interessi con le prime rate, ne consegue che con l’avanzare dei rimborsi non è più conveniente l’estinzione anticipata del mutuo. In caso di estinzione anticipata, quindi, a trarne vantaggio sarà la banca, in quanto avrà incassato una quota più consistente di interessi (come abbiamo detto prima infatti la quota di interessi è decrescente)
Questa formula avvantaggia di più la banca, rispetto per esempio ad un piano all’italiana, anche perché prevede un rientro più lento del capitale.
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Diventare enologo o enotecnico è una professione splendida, che permette di operare in un settore molto raffinato, che regala moltissime soddisfazioni. Si tratta di una professione molto richiesta visto il settore in forte crescita. Risulta essere una professione regolata dalla Legge 10 aprile 1991.
L’enologo è un professionista esperto nella produzione, conservazione e nell’invecchiamento del vino. L’enologo e l’enotecnico segue tutto il ciclo produttivo del vino: dall’impianto della vite fino all’imbottigliamento.
La professione dell’enologo è dunque molto delicata e particolare. L’enologo si occupa di scegliere il tipo di vitigni più adatti, in funzione del clima e delle caratteristiche del terreno.
Se precedentemente si accedeva alla professione con la sola scuola media, dopo un corso di formazione professionale, adesso è una professione regolata dalla legge, a cui si accede dopo la preparazione universitaria.
Per diventare enologo bisogna avere una preparazione universitaria, il corso è di durata triennale in Viticoltura ed Enologia è operante presso la facoltà di Agraria di Torino.
Per diventare enologo bisogna possedere una buona formazione scientifica, il corso di laurea è articolato in materie propedeutiche ed in altre professionalizzanti.
L’attività didattica comprende 1800 ore di cui 200 di tirocinio. Si tratta di una professione molto bella e molto stimolante per chi è appassionato di enogastronomia.
Le sue competenze richieste sono molte. L’enologo deve saper spaziare dall’enologia alla viticoltura, alle tecniche della coltivazione. Per diventare enologo bisogna saper definire gli interventi e le lavorazioni del terreno.
L’enologo deve sapere riconoscere quali sono i trattamenti migliori, i trattamenti fitosanitari, i mezzi tecnici, le attrezzature necessarie per la preparazione dell’uva.
L’enologo deve saper riconoscere il gusto dell’uva, il giusto livello di maturazione e saper analizzare il grado di acidità. Diventare enologo significa possedere una serie di competenze tecniche specifiche, in grado di rendere il livello qualitativo della prestazione eccellente.
Per diventare enologo è necessario conoscere la normativa nazionale e comunitaria riguardo le norme di igiene e sicurezza alimentare, etichettatura, marchi di qualità. E’ necessario avere competenze di marketing.
L’enologo è in grado di
gestire le varie fasi della coltivazione della vite;
deve saper scegliere tra le varietà di viti, i vitigni disponibili sul mercato, quelli più adatti alla singola situazione;
deve essere in grado di determinare il livello ottimale di maturazione dell’uva e la scelta del momento ideale per la vendemmia;
conoscere le diverse tecnologie di vinificazione;
deve essere in grado di saper effettuare una corretta analisi fisico-chimiche;
deve saper essere in grado di intervenire sui processi biochimici della fermentazione
deve essere in grado di individuare le eventuali frodi e sofisticazioni utilizzando tecniche ed attrezzature innovative;
deve orientare le aziende nella scelta di produzioni a marchio Doc;
La professione dell’enologo è molto stimolante e offre sbocchi professionali molto interessanti. L’enologo o enotecnico può essere assunto sia da aziende specializzate nella produzione del vino, che lavorare come libero professionista.
A differenza dell’enologo, il sommelier è la figura professionale che lavora nei ristoranti o enoteche con preoccupandosi di gestire la cantina.
I ristoranti di lusso mettono a disposizione della clientela vini molto costosi che hanno bisogno di cure ed attenzione, preposto a questo compito è il sommelier.
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