Il piano di ammortamento è un programma prestabilito secondo cui per gradi va ad estinguersi un debito, nel caso si tratti del piano di ammortamento di un mutuo con una serie di conferimenti in rate si porta il capitale erogato da un istituto di credito a un graduale abbassamento fino all’estinzione.
Il piano di ammortamento viene stipulato nel momento in cui si istituisce un debito, quindi sia un mutuo che in genere un finanziamento.
Il piano di ammortamento è un documento che contiene i dettagli dei futuri pagamenti, nello specifico contiene le date di pagamento di ciascuna rata e la precisa composizione delle rate: la quota capitale, la quota interessi, il capitale residuo dopo ogni rata di pagamento.
Esistono ovviamente diversi tipi di piani di ammortamento a seconda che il piano sia legato a un tassi di interesse fisso o variabile, esistono il piano di ammortamento a rate costanti detto anche alla francese e il piano di ammortamento a quote capitale costanti detto anche all’italiana.
Il tipo di piano di ammortamento che le banche propongono piu’ di frequente in Italia e’ il piano di ammortamento a rate costanti, che ha l’indubitabile vantaggio per chi deve pagare le rate di avere chiaro sin dall’inizio quali saranno le spese da affrontare e quindi di non doversi preoccupare se i tassi salgono o scendono.
Il piano di ammortamento a rate costanti ha l’importo della rata di ammortamento fissa per tutta la durata del rimborso del debito, la quota degli interessi e’ calcolata secondo il tasso di interesse nel periodo (se il tasso e’ variabile puo’ variare ogni tre mesi al variare del tasso Euribor) e applicata al capitale residuo all’inizio del periodo stesso, una volta calcolata la quota interessi la quota capitale e’ la differenza tra l’importo della rata e la quota interessi. Il debito residuo decresce ad ogni rata della quota di capitale che viene rimborsata.
Nell’ammortamento a rate costanti le rate sono corrisposte in maniera posticipata e la quota capitale delle rati deve essere crescente con il pagamento delle rate successive, infatti decrescendo il capitale residuo decresce di conseguenza l’interesse passivo che matura e quindi aumenta la quota capitale che viene estinta con ogni rata successiva.
Nel vero e proprio ammortamento alla francese la rata e’ costante e il tasso e’ variabile, come il cosiddetto “mutuo affitto” che propongono alcune banche italiane e anche Bancoposta. Poi esistono delle varianti in cui la rata e’ sempre costante ma il tasso e’ fisso, in questo caso conosciamo la durata precisa dell’ammortamento ma generalmente il tasso di interesse e’ piu’ alto di quello variabile, ed e’ conveniente stipulare un piano di ammortamento di questo genere se al momento della stipula i tassi sono particolarmente bassi.
L’ammortamento all’italiana con quote capitali costanti ci da una precisa indicazione della durata del rimborso: la quota capitale viene suddivisa in parti uguali per tutta la durata del rimborso, mentre l’importo della rata sara’ decrescente in quanto gli interessi saranno inizialmente calcolati su tutto l’importo del capitale a debito, e decresceranno col decrescere del capitale, calcolato sia con tasso fisso che con tasso variabile.
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Nell’immenso pianeta delle leggi che regolano i rapporti commerciali e di compravendita, ogni buon consulente, commercialista o avvocato vi consiglierà di affidare la risoluzione delle controversie con un equilibrio ed un buonsenso che dia soddisfazione alle parti che si contendono un diritto o una ragione presunta.
Ho avuto modo di conoscere l’esperienza di alcuni commercianti che si sono rifiutati di effetture la “confezione regalo” della merce acquistata dai propri clienti.
Altri invece offrono il servzio di confezionamento dei regali a pagamento o self-service con un contrubuto economico, trovandosi spesso clienti scontrosi e contrari.
Bene, rivolgo un punto di domanda ai consumatori:
Vi siete mai chiesti se esiste una regola o una legge che spiega davvero quali sono i vostri diritti quando entrate in un punto vendita?
Vi siete mai chiesti perchè il commerciante vi chiede se volete la confezione regalo? E perchè, se la vostra risposta è no, l’esercente chiude semplicemente in una busta la merce che avete scelto?
Allora, commercianti e clienti, sappiate che la legge dice:
“La merce venduta in un negozio è offerta al cliente nello stato in cui si trova e non vi è assolutamente l’obbligo di confezionarla da parte del commerciante.”
Paradossalmente non si ha neanche il diritto di ricevere la merce in busta. Praticamente, se un negoziante volesse, potrebbe consegnare la merce “in mano”.
Addirittura si definisce una mera cortesia il confezionamento “regalo” della merce acquitata, eccezion fatta per:
piatti e bicchieri
prodotti particolarmente fragili
Per tutti quei prodotti che richiedono una custodia.
Ciò detto, ciascun lettore tragga le proprie conclusioni ponendosi nel giusto modo difronte al proprio interlocutore.
Se sei un consumatore, comprendi le ragioni del tuo negoziante di fiducia, trova con lui la soluzione più opportuna per il confezionamento, rispettando i limiti che il commerciante pone, con il consenso e l’attuazione di una legge che lo regolamenta.
Se hai un’attività cerca di ottimizzare i costi di gestione offrendo laddove si renda necessaria o richiesta la confezione regalo, ponendoti con ragione ma con cura verso il tuo cliente. Ricorda che i tuoi clienti sono il tuo lavoro.
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Per tutti coloro che hanno un’impresa, o intendono aprirla nonostante il momento economico avverso alle idee di imprenditoria e alle start-up più ambiziose, consigliamo:
Riportate su carta la storia della vostra attività degli ultimi 3 anni. Se invece aprite un’attività nel 2011 partite dal prossimo punto.
Dividete in modo semplice ed analitico il fatturato, i costi fissi , i costi variabili , imposte e tasse.
Sapendo che alcune uscite sono fisiologiche ed inevitabili, ovvero sono direttamente o inversamente proporzionali al vostro volume d’affari, potete tuttavia decidere dove, come, cosa tagliare e cosa rivalutare e ristabilire in determinati budget annui.
Se la vostra azienda è appena nata o sta entrando in crisi, iniziate a riciclare, riutilizzare, ottimizzare e dismettere le risorse. Scoprirete che in azienda avete un valore che non vi aspettavate
In particolar modo voglio concentrare la vostra attenzione al punto 4 facendo alcuni esempi di vita vissuta, all’apparenza banali o scontati ma forse non tutti ci hanno pensato.
Un collega, ovvero un imprenditore, come migliaia di altri, ha acquistato una stampante Samsung al prezzo di 80 euro circa. Ha acquistato poi in offerta 5 cartucce per la stampante pagandole circa 35 euro ciascuna (80+35+35+35+35+35). Ad un cero punto ha avuto bisogno di comprare una stampante a colori ma a getto di inchiostro.
La ciabatta dove collegare le prese non riusciva ad ospitare entrambe le stampanti per cui ha rimosso la Samsung. Ci pensate? Ha riposto una stampante funzionante e 4 cartucce nuove ed imballate (160 euro, posati ed immobilizzati)
La soluzione sarebbe quella di ottimizzare, consumando prima le cartucce Samsung anzichè acquistare le nuove, oppure spendere circa 5-7 € ed aggiungere una ciabatta con altre prese di corrente.
Ancora un esempio. Un negoziante ha speso 2.500 euro per rinnovare le buste personalizzate per utilizzarle al banco vendita al dettaglio. In magazzino ha circa 10.000 buste generiche ( valore circa 3.000 euro) con le quali non sa cosa fare perchè non sono personalizzate con il suo logo.
La soluzione potrebbe essere quella di stampare 10.000 etichette adesive al costo indicativo di 180-210 € da applicare alle buste (2.200 euro risparmiate).
Altri consigli veloci:
Non stampate le mail se non è strettamente necessario (risparmio costi variabili – cancelleria)
Installare sistemi di asciugatura mani nelle toilette (risparmio costi variabili- igiene e carta)
Riutilizzare fogli stampati per prendere appunti (corrispondenza – fatture duplicate-fax non piu utili-ecc.) , (risparmio costi variabili- materiale d’ufficio)
Riutilizzate le scatole d’imballaggio della merce ricevuta come pattumiera (risparmio costi variabili – igiene e pulizia)
Ottimizzate il lavoro dipendente. Fate lavorare in maniera organizzata i vostri dipendenti evitando di dover calcolare straordinari e orari diversi dagli standard (costi fissi – stipendi e salari)
Dismettete strumenti non più utilizzati. Ad esempio scaffalature, mobili, auto, attrezzature da lavoro, tutto ciò che non vi serve più vendetelo. Plusvalenze in contabilità significano sempre capitalizzazione dell’azienda. Dismettete tutto il superfluo.
Molto interessante.
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Paypal è attualmente il sistema di trasferimento fondi più utilizzato al mondo, con un numero di utenti che si aggira sui 100 milioni. E’ un modo semplice, veloce, e sicuro per effettuare pagamenti online. Risulta essere proprio per questo che oltre il 95% dei pagamenti su eBay avviene tramite PayPal.
Come funziona PayPal?
Il successo di PayPal è dovuto al fatto che le parti di una transazione non possono venire a conoscenza dei dati sensibili dell’altra. Tutto quello di cui hai bisogno per pagare tramite PayPal è un semplice indirizzo email.
L’indirizzo email va collegato ad una carta di credito. Quest’ultima serve per accreditare o addebitare somme di denaro. Se effettui un pagamento, e sul conto PyaPal non hai abbastanza fondi, la somma verrà prelevata dalla carta.
Quindi, tutto quello di cui hai bisogno per utilizzare PayPal è:
un indirizzo email
una carta di credito, anche prepagata, oppure
un conto bancario
Il servizio è gratis per chi paga, o trasferisce fondi, ma non per chi li riceve. Se ricevi un pagamento, dovrai pagare una commissione di 0,35 centesimi più una percentuale sul controvalore della transazione, che varia dall’1,8% al 3,4%.
PayPal è Sicuro
PayPal non è soltanto un leader nel settore dei pagamenti, ma anche nella sicurezza. Team di esperti lavorano per rendere il sistema sempre più sicuro. Il sito è ben protetto, ed a parte questo, PayPal protegge chi viene truffato con un acquisto online.
La società ti protegge per il 100% dell’importo nel caso in cui qualcuno riesca ad effettuare un trasferimento a danno del tuo conto.
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Ogni anno, sopratutto nel periodo di sconti e vendite promozionali, si creano della situazioni spesso complesse ed affidate sempre con troppa ricorrenza alla discrezione dei negozianti ed alla disinformazione di chi acquista un prodotto (bene o servizio).
Vi sarà capitato di acquistare una maglia, un jeans o una bella borsa firmata per regalarla, o per una vostra necessità. Al di là del fine dopo qualche giorno vi accorgete che non va bene, perchè avete sbagliato la taglia o il colore, o vi siete accorti che ha un difetto di fabbrica palese o presentatosi dopo l’utilizzo o il lavaggio. A questo punto è bene conoscere i limiti, i diritti ed i doveri delle parti, acquirente e venditore, perchè non tutti sanno che la vendita al dettaglio è un vero e proprio contratto verbale che si conclude con la scelta del bene o servizio e il pagamento dello stesso.
La legge, sebbene dia ancora oggi troppo spazio ad interpretazioni, legifera sull’argomento e chiarisce molti aspetti della compravendita.
Concentriamo l’argomento sulla vendita di beni e/o servizi durante il periodo dei saldi. Intanto, durante il periodo dei saldi dovete prestare attenzione alla reale ed effettiva convenienza, per cui consigliamo di stimare l’effettivo rapporto tra prezzo scontato e prezzo intero esposto. Ricordate sempre però che il ribasso del prezzo e la riduzione del costo per la vostra spesa non riduce affatto, in alcun modo, i vostri diritti di consumatore.
Qualche tempo fa vi consigliavamo di fare un giro per i negozi per controllare i prezzi prima dell’inizio dei saldi, così da evitare brutte sorprese e non acquistare da commercianti poco affidabili e imprenditori imbroglioni. L’avete fatto?
Proprio adesso è periodo di saldi, e prima di approfittarne uscite di casa informati. E’ importante sapere che:
La vendita in saldo prevista dalla legge specifica che vanno venduti prodotti di carattere stagionale e suscettibili di notevole deprezzamento se venduti durante una certa stagione o un breve periodo di tempo, in quanto fortemente legati alla moda (art.15 D.lgs 114/98).
Lo sconto deve obbligatoriamente essere previsto ed espresso in percentuale su un cartellino o etichetta, e deve riportare anche il prezzo originario, normale di vendita ( art. 15 D.lgs 114/98).
I prodotti che il negoziante intende offrire in saldo devono essere separati dai beni non in sconto, onde evitare confusione ed inganno degli acquirenti.
I commercianti devono effettivamente calcolare al momento del pagamento il tasso di sconto riportato sul prodotto. Se così non fosse è bene comunicarlo subito, poichè magari per distrazione il negoziante si è sbagliato. Se quest’ultimo dovesse rifiutare e si vuol portare la cosa fino in fondo, può essere denunciata all’ufficio di polizia annonaria del comune nel quale il fatto avviene.
L’accettazione della carta di credito è facoltativa da parte del commerciante. Nel caso in cui accetti il pagamento con il pos (il terminale per il pagamento con carta) nel periodo di sconti, non potrà chiedere una somma aggiuntiva a giustificazione dell’accettazione di tale forma di pagamento. Se ciò dovesse accadere, la cosa potrà essere denunciata al gestore della carta di credito.
Prove e cambisono a discrezione del negoziante, il quale però accetta quasi sempre di effettuare cambi e prove della merce entro limiti di tempo concordati precedentemente ed esposti anche all’interno del punto vendita.
Garanzie. Onde evitare sorprese successive all’acquisto vi consigliamo di tenere conservato lo scontrino fiscale, specie se si tratta di un acquisto per il quale avete speso tanto. Infatti la legge prevede che la presentazione dello scontrino fiscale, anche con data compresa nel periodo dei saldi, vi da diritto di cambiare la merce difettosa, anche se il difetto si mostra entro 2 anni. Il D.lgs 24/2002 (Codice del Consumo) ha introdotto nel Libro IV del Codice Civile (delle obbligazioni) dei nuovi articoli (da 1519-bis a 1519-nonies), secondo i quali ogni bene acquistato da un consumatore debba godere di garanzia “piena ed assoluta” di due anni, e di un anno se si tratta di beni usati.
Conclusioni:
Il negoziante è obbligato a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare, nel rispetto di quanto previsto dalla legge.
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